Nascosti sotto i sassi dell’ingiustizia sociale, in questo arido deserto post-moderno, hanno atteso tempi migliori i predicatori d’odio: quei pessimi soggetti in grado di assoldare una fetta di società che nega, in vari modi e per varie motivazioni, l’origine dei tanti mali sociali che ancora ci trasciniamo appresso.
Con l’avvento delle grosse crisi economiche e morali, la storia ci ha insegnato che i sistemi sociali iniqui negano sempre le loro responsabilità. Nei periodi di grande disgregazione, pur di non riconoscere le vere cause di queste crisi, le forze più reazionarie si ricompattano ed aizzano nuovi fronti contro simbolici nemici esterni. Questo porta a fomentare l’accanimento contro le minoranze più deboli con l’assoggettarsi quindi a una “mente arrogante” che dirige una guerra lasciata combattere poi tra i più poveri messi l’uno contro l’altro. Tutto ciò pur di non riconosce ottusamente la fallacia di un sistema sociale che sempre più crea esclusione, tensione sociale e mancanza di solidarietà. Queste dinamiche tendono a rendere le masse sensibili a retoriche pericolose, dove viene sfruttata quella rabbia sociale che potrebbe invece trovare riscatto in una rivoluzionaria fratellanza internazionale ed emancipatrice degli sfruttati e non in un ottuso cameratismo reazionario, fintamente ammantato di sociale ma sempre al servizio dei padroni, che guardi con disprezzo tutto ciò che è diverso.
Le democrazie nate dalle rovine delle Seconda Guerra Mondiale hanno normalizzato in tutti questi anni un clima fatto di competizione, esclusione e iniquità. Il passo purtroppo è breve per il ritorno a vecchi crimini dopo tanto corale lavoro e c’è da chiedersi come ora ci si stupisca di ciò visto che di crimini contro l’umanità e contro l’ambiente ancora ne è pieno tutto mondo.
Eppure è una vergogna, che sta sotto gli occhi di tutti l’avere oggi tra i capisaldi delle nostre attuali democrazie occidentali proprio quei pochi intoccabili che possiedono impunemente quasi tutte le risorse globali. Come se guerre, sfruttamento e consequenziali disastri ecologici, urbanistici e sociali non diano terreno fertile al ritorno di certe propagande.
Compito di noi libertari, in questa ricorrenza, è provare invece a far riconoscere che, alla base della riproposizione del negazionismo dell’olocausto degli ebrei e dell’attuale ribalta dei vari neo-fascismi, esistono mille altre “negazioni” che potremmo definire“Rimozioni collettive quotidiane”, perchè solo il ricordare di una tragedia simile non basta.
Questo perché di fronte a tali consolidate incapacità a riconoscere certi fattori non ci è d’aiuto nemmeno il ciclico ripresentarsi di certi simili scenari sociali già vissuti che in teoria invece dovrebbero aiutarci a prevenire in tempo il ritorno di certe ideologie. Quindi neanche il grande sofferto patrimonio collettivo della Shoah riesce a dissuadere coloro che sono portati, invece, a convincersi che sia di nuovo oggi politicamente salvifico il ritorno all’uso autoritario della reazione e dell’abiura alle tante libertà conquistate con quasi duecento anni di lotte sociali.
Noi affermiamo che si diventa complici di “Rimozioni Collettive Quotidiane” più gravi quando si negano le colpe del sistema neo-liberista delle nostre odierne social-democrazie. Le istituzioni dimostrano puntualmente di essere colpevoli nel non voler volutamente risollevare “i dannati della terra” dalla loro oppressione affinché finalmente nessuna minoranza e nessuno individuo possa essere più sopraffatto o possa essere messo in grado di sopraffare.
Per noi libertari quindi è di gran importanza avere memoria di come le social-democrazie hanno dimostrato di peggiorare premeditatamente le condizioni degli ultimi.
Non contenti di ciò in questi decenni hanno indotto in mille modi a far “sognare” gli oppressi a divenire futuri oppressori costringendo acriticamente ad un gioco dove grazie ad ubbidienza e abnegazione si può sperare di riuscire ad essere tra quei pochi che ce la fanno a non essere esclusi. Un pericoloso lasciare “sognare” cullati da decennali meccanismi sociali e mediatici di competizione spietata, ispirati unicamente al sempre più legittimato profitto dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo che produce conseguenze molto gravi. Come lo svilire sempre più il significato che diamo alla vita umana, ledendo il valore di ogni individuo in favore del profitto, in questa grande e disumana catena di montaggio e creando, per reazione, estremismi e fondamentalismi sempre utili all’evenienza.
Proprio riguardo al recupero di questo significato, di cui l’assenza rende le nostre società malate perché preda di mille “Rimozioni collettive quotidiane”, ci piace prendere ad esempio in questo giorno della Memoria l’eroica ricerca di significato che è stata maturata da un importante psicoterapeuta ebreo di nome Viktor Frankl.
È struggente come un uomo, così privato di dignità e libertà nei campi di concentramento in cui egli è stato deportato, sia riuscito a dedicarsi tanto alla ricerca di significato, dando pure soccorso non solo ai suoi compagni di Lager ma anche offrendo all’umanità un così grande contributo elaborato in una condizione di tremenda prigionia.
Purtroppo a riprova dei rischi sopra descritti di tale mancanza di significato, nonostante ciò che Auschwitz rappresentò, in novembr abbiamo visto marciare l’attuale ricomposizione nazi-fascista europea, proprio in Polonia durante il giorno dell’ indipendenza dall’occupazione nazista.
Un Europa che si è unita, per non ripetere gli errori del passato, pecca nell’aver fornito delle fondamenta, fatte di tante “Rimozioni Collettive Quotidiane”, abituando così le masse alla delega e al vivere a scapito degli ultimi, portando all’acritico assoggettamento verso le istituzioni, impedendo qualsiasi forma vera di partecipazione inclusiva dal basso rispetto alla gestione della società, disgregando e calpestando così comunità e identità che nell’attimo di maggiore decadenza tornano ad ascoltare le velenose tesi di coloro che sono rimasti nascosti sotto polverosi sassi per tutto questo tempo. Quindi, chi vuole tenere viva la Memoria, non si faccia affiancare in questo compito da istituzioni che di per se saranno sempre complici.
Dissetiamoci, sfamiamoci e soprattutto ispiriamoci in questo deserto, non solo con la bruciante Memoria di chi è stato vittima. Se si vuole che olocausti e sopraffazioni non ci siano più bisogna soprattutto celebrare la memoria di chi ha combattuto per la libertà e ha cercato di offrire alternative per seguire, per quel che è possibile, i loro passi.
Il nostro non è allarmismo, i brutti segnali non mancano. Questo mese il corteo neo-fascista a Roma e a dicembre è stata segnalata pure una bandiera del Secondo Reich tenuta in bella vista in una caserma a Firenze. Quindi oggi ci è enormemente significativo ricordare l’esempio di un’altra figura: l’anarchico ebreo tedesco Gustav Landauer , ucciso il 2 maggio del 1919 per il suo incessante tentativo di applicare i suoi ideali di riscatto e giustizia sociale. Fu ucciso dalle formazioni paramilitari operanti in difesa del secondo Reich. Le stesse formazioni, ricordiamocelo bene, furono l’ossatura del terzo reich nazista.
In quel tempo si lottava per uscire dalla terribile crisi che il Capitalismo stava producendo (molto simile a quella che viviamo oggi) e in difesa di questo sistema criminale, sia in Italia che in Germania nacquero due dittature, che servirono solo ad arrestare la salvifica idea di rivoluzione sociale che si stava propagando e che avrebbe magari salvato l’Europa da una terribile Seconda Guerra Mondiale coi suoi noti crimini.
È interessante ricordare a tutti oggi, proprio per non ripetere gli orrori del passato, di come le più grandi democrazie di allora (USA inclusi) chiudevano i porti alle navi piene dei profughi ebrei che scappavano dallo sterminio, proprio come oggi accade con chi scappa da scenari tragici, di cui il nostro democratico Occidente è complice in quest’altra nostra odierna evidente “Rimozione Collettiva Quotidiana”.
Ma ricordiamo anche come, fraternamente, alcuni Ebrei e Palestinesi riescono a unirsi, non solo contro un muro che tanto pianto crea in una Palestina occupata, ma si uniscono anche per abbattere l’idea stessa di nazionalismo. La stessa idea di nazionalismo e di Stato che da tempo invece i Curdi nel Rojava hanno abbattuto combattendo una rivoluzione sociale per una società veramente libera e giusta. Nel Kurdistan Siriano (Rojava) oggi varie etnie e religioni convivono e si autogovernano rischiando per questo di venire sterminati dagli attuali attacchi vergognosi del governo fascista turco ad Afrin. Quanti Media e Istituzioni in questi giorni tremendi prendono posizione affinché il popolo curdo non subisca un vero sterminio etnico?
Sarà anche questa una delle odierne “Rimozioni Collettive Quotidiane”?
Concludiamo citando un altro noto psicologo ebreo di nome Erich Fromm che scrisse:
“Quando Gustav Landauer e Rosa Luxemburg (anch’essa di origine ebraica) furono assassinati dai soldati della controrivoluzione tedesca, la tradizione umanistica della fede nell’uomo è stata uccisa con loro”.
Abbiamo citato in questo documento politico alcuni illustri psicoterapeuti affinché ispiri una guarigione di questa fede nell’uomo, perché come dice Landauer la vera Rivoluzione parte da dentro e arriva poi a costruire relazioni che offrono un’alternativa per il recupero di comunità schiacciate nella loro identità e libertà dalle istituzioni private e statali.
Il nostro senso della Memoria vuole soprattutto essere questo opporsi al perpetuarsi di piccole e grandi “Rimozioni Collettive Quotidiane” per evitare il ripetersi di gravi crimini a riportare in vita, non i morti, ma almeno la loro rivoluzionaria testimonianza che ispira oggi ancora chi resiste e lotta per una società più giusta e libera.
Giorno 9 Giugno è stato finalmente presentato ufficialmente il Laboratorio Libertario Landauer, con il primo incontro pubblico dove abbiamo avuto come ospite il Prof. Gianfranco Ragona, che ha presentato una raccolta degli scritti più significativi di Gustav Landauer dal titolo “La Comunità Anarchica” edito da Elèuthera editrice .
Ringraziamo quindi i tanti amici, compagni e curiosi che sono accorsi e hanno sostenuto in vario modo questo nostro inizio.
Particolari ringraziamenti vanno al Prof. Gianfranco Ragona per aver raccontato in maniera semplice ed appassionante la complessa figura di Landauer, sviscerandone gli aspetti più significativi. Fornendo un contributo fondamentale al nostro dibattito, interno ed esterno, che continueremo a sviluppare e ad allargare sia a Catania che altrove, nel recupero di questa grande figura e degli spunti, tutt’oggi attuali, che ci ha lasciato in eredità, affinché sia fonte d’ispirazione per tutti.
Ringraziamo inoltre il Gammazita per aver permesso che questo nostro primo evento avesse come sfondo uno dei più bei quartieri del nostro Sud Italia. Ci scusiamo con chi, tra i presenti, non è riuscito ad intervenire. Purtroppo il tempo era poco e andare oltre le due ore non si poteva proprio. Inoltre noi del Laboratorio Libertario Landauer non vogliamo nutrire solo le menti, ma teniamo parecchio anche al vostro stomaco e alle vostre orecchie.
Per questo abbiamo incaricato l’ardita brigata del mestolo “Lescassaroles”, in modo da farvi trovare una ottima cena situazionista da degustare mentre vi godevate il concerto, in nostro sostegno, dell’istancabile Gabriele Pizzuto in arte “Muluni” e delle argute sperimentazioni dei sempre Irriverenti Guglielmo Catrame & Giuliano Lo Faro con il progetto “Lazzaretto”. Vogliamo rassicurare invece chi si rammarica ancora per non essere riuscito a venire. A breve metteremo per voi l’intero incontro col dibattito in rete. E’ previsto anche un sito ma nel frattempo potrete seguirci su questo canale dove potete contattarci per saperne di più e per avere informazioni su come poter partecipare in maniera attiva al Laboratorio Libertario Landauer.
Vi ringraziamo e salutiamo, questo è solo l’inizio, alla prossima!