Dalla Spagna: Comunicato di Solidarietà per gli 8 anarchici arrestati a fine della manifestazione del 27 febbraio a Barcellona

LA STAMPA PUNTA IL DITO…
Sulle 8 persone accusate di aver bruciato un furgone della polizia.

(diffondiamo il Comunicato di solidarietà approvato dall’assemblea plenaria di tutte le aree organizzatrici delle mobilitazioni di questo periodo a Barcellona) 

Il 27 febbraio, 8 nostri compagni sono stati arrestati nel centro di Barcellona durante una manifestazione. Questo fatto fa parte dell’insieme di massicce mobilitazioni chiamate in nome della libertà di espressione ma che hanno finito per assumere sempre più la voce del dissenso generale verso il periodo storico che stiamo vivendo. Una realtà soffocante caratterizzata da una violenza istituzionale senza precedenti, che lascia la maggioranza della popolazione senza futuro e che assolve e difende i soliti criminali: poliziotti, politici e famiglia reale.

Solidarietà dall'Italia
Qui potete trovare gli estremi per inviare denaro per la solidarietà attiva dall’Italia.

A seguito dei loro arresti, sono state effettuate perquisizioni della polizia in 2 case del Maresme, con l’intento di collegare i nostri compagni con presunte organizzazioni criminali inesistenti e con accuse sproporzionate basate su prove ridicole. Nessuna presunzione di innocenza, il comunicato  del Mossos (polizia della Catalogna) è stato riprodotto in tutti i media, che lo ripetono e lo assumono come proprio. A sua volta, il tribunale fa ciò che è già stato scritto: accusa gravissima e detenzione provvisoria senza cauzione. Non vediamo altro significato in tutto questo se non lo scopo di porre fine all’ondata di proteste che è cresciuta in modo esponenziale in tutta la Catalogna da settimane.

Denunciamo la manipolazione dell’informazione e il sensazionalismo dei media, che si limitano a fornire immagini a buon mercato di intrattenimento mediatico e discorsi che criminalizzano le proteste. Come tante volte, la figura degli anarchici e dell’anti-establishment viene usata come capro espiatorio. La stampa prende di mira e zittisce le proteste come una cortina fumogena che copre i veri criminali. Da un lato c’è la polizia, con la sua violenta repressione che ha lasciato molti feriti gravi e mutilati. Dall’altra le istituzioni che lasciano milioni di persone senza tetto e incapaci di sbarcare il lunario, e infine la famiglia reale e i politici che continuano a rubare impunemente. Sono loro i veri criminali, non scambiarci per un nemico.

Gli 8 compagni al carcere Maresme non si perdono d’animo perché sanno di non essere soli. Come vostro gruppo di sostegno saremo presenti trasmettendo informazioni, assicurandoci che la solidarietà sia il nostro fattore unificante. Apprezziamo le collaborazioni e i contributi antirepressivi e lotteremo per poter abbracciare presto i nostri compagni.

A breve pubblicheremo un conto bancario per le spese legali nonché i dettagli dei colleghi che desiderano ricevere la corrispondenza.

Li vogliamo liberi adesso!
Solidarietà ai detenuti della manifestazione 27F
9 marzo 2021

Cosa avrebbe fatto Landauer oggi durante la pandemia? Ce lo dice Gianfranco Ragona per Elèuthera Editrice

Gustav Landauer con moglie e figli - Primi del Novecento
La moglie di Gustav, la poetessa Hedwig Lackmann, morì a causa della pandemia di Spagnola nel 1918.

Gianfranco Ragona ragiona sul momento attuale e non solo, curatore dell’antologia “La comunità anarchica” di Gustav Landauer, testo creato a partire dalla vita e dalle opere del filosofo e pensatore libertario tedesco. Scheda libro – https://eleuthera.it/scheda_libro.php…

L’itinerario biografico e politico di Gustav Landauer (Karlsruhe, 7 aprile 1870 – Monaco di Baviera, 2 maggio 1919) attraversa tutti i grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale, dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo (anche se lui si definirà sempre, ostinatamente, anarco-socialista), alle manifestazioni pacifiste per prevenire lo scoppio della prima guerra mondiale e nella Repubblica dei Consigli di Baviera dove troverà la morte il 2 maggio 1919, barbaramente massacrato da un plotone di Guardie Bianche nelle quali militavano anche alcuni futuri gerarchi nazisti.

Nonostante l’epoca drammatica in cui vive, Landauer è fermamente convinto che un altro mondo è non solo necessario ma anche possibile qui e ora. Così innesta nel suo pensiero politico elementi «eretici» che gli consentono di elaborare una visione originale del mutamento sociale. La rivoluzione non è più vista come un atto, ma come un processo al cui centro pone l’individuo comunitario, ovvero l’individuo impensabile come singolarità in quanto frutto delle sue relazioni con gli altri. Una concezione controcorrente che fa di Landauer un pensatore quanto mai attuale e innovativo, nonché una delle menti più lucide e appassionate della Rivoluzione sociale e socialista in Baviera dove ebbe anche ruolo come ministro della Cultura (Bayerische Räterepublik).

Gianfranco Ragona (1971) è ricercatore di Storia del pensiero politico all’Università degli Studi di Torino. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Maximilien Rubel (1905-1996). Etica, marxologia e critica del marxismo, Milano, FrancoAngeli, 2003; Gustav Landauer. Anarchico ebreo tedesco, Roma, Editori Riuniti University Press, 2010; Gustav Landauer. A Bibliography (1889-2009), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2011.

 

 

La nostra bandiera nera è oggi ancor di più a lutto e reclama giustizia!

Si è sempre molto attuali, anche se già dalla fine dell’Ottocento i più grandi teorici anarchici e libertari professarono  in tutti i modi, con la parola e coi fatti, questi principi:

Che sia Repubblica o Monarchia, ogni Stato è irrimediabilmente in guerra contro il suo popolo, altro che amor di patria!”.

Ogni Stato imporrà dall’alto esclusivamente gli interessi di una specifica classe dominante che sfrutterà a proprio vantaggio istituzioni e costituzioni in quel crudele gioco truccato che non lascia scampo alcuno, specie a quelle popolazioni che si disabituano alla lotta e considerano normale e ineluttabile il subire”.

Specie quest’anno,  c’è poco da festeggiare in quanto il “potere costituito”, sfruttando l’occasione che ha offerto l’emergenza pandemica, ha fatto passare pericolosi decreti, provvedimenti e incredibili restrizioni, e questo non ha neanche preoccupato  i “fan della democrazia” visto che non è nemmeno passato nulla al vaglio del parlamento.

Decreti, provvedimenti e restrizioni calati dall’alto che hanno trattato e tratteranno le nostre libertà maggiormente come se fossero delle nemiche da affamare e sfiancare tramite questo “lockdown/assedio” al punto da potere imporci a breve, ingloriose rese che avranno come clausole  tutte quelle condizioni che un tempo potevano sembrare inaccettabili.

Queste non sono nostre illazioni: la storia ci insegna come in ogni guerra,  in ogni pandemia e in ogni catastrofe hanno permesso alle istituzioni di sacrificare quei pochi spazi di libertà che erano “sopravvissuti”, rendendo sempre più impossibile  dire la propria sulla possibile destinazione e utilizzo delle risorse comuni e universali e permettendo, di conseguenza, un maggiore abuso e sfruttamento di queste, avvalendosi della complicità e dell’operato “rispettabilissimo” delle istituzioni.

Smentendo le ingiurie di chi professa che la “lotta di classe” sia un retaggio ideologico del passato, in ogni guerra, in ogni pandemia e in ogni catastrofe chi è già ricco   si arricchisce ancor di più, chi è povero diventa sempre più povero e chi  è della classe media entra nella cerchia dei poveri.

La democrazia rappresentativa, come forma più progredita di organizzazione statale e nazionale, sta ampiamente e ripetutamente dimostrando di essere:

– incapace di poter responsabilmente amministrare la vita pubblica in tutti gli ambiti, a partire da quelli politici e sociali fino ad arrivare soprattutto agli aspetti ambientali ed ecologici.

– capacissima di “garantire” che il flusso dei profitti e del potere vada esclusivamente all’8% della popolazione per  invece ridistribuire con gran cura debiti, oneri e restrizioni al restante 92%, facendo accettare alle masse nuove forme di schiavitù moderne per poi rinominarle sfacciatamente col nome di cittadinismo.

Noi ci asteniamo,  quindi,  dal festeggiare questa farsa e invitiamo davvero a non legittimare più questa arrogante e sofisticata truffa ai danni della società, nascosta scaltramente dietro apparenti “buone e solenni” ma infine ipocrite intenzioni.

Invece, possiamo sperimentare percorsi  migliori di autorganizzazione e autogoverno dal basso per liberare finalmente il grande potenziale creativo, ludico e rivoluzionario che ogni comunità e individuo possiede. Questo grande potenziale  umano è stato fin oggi soppresso dalla coercizione, dall’autoritarismo e dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dal disastroso sfruttamento dell’uomo sulla natura.

È sotto gli occhi di tutti: la tecnologia, la scienza e le risorse pubbliche e naturali, detenute nelle mani di istituzioni gerarchiche e autoritarie e poi dirette inevitabilmente da classi dominanti, invece di aver reso la nostra società più prospera, istruita e finalmente libera dallo sfruttamento, la stanno invece rendendo più gretta, oppressa e purtroppo più preparata a un tipo di controllo sociale sempre più iper-tecnologico e pervasivo.

Da ciò possiamo dedurne che ogni popolo è tradito da chi lo amministra quando è costretto a sottostare a questa forma di organizzazione  gerarchica, competitiva e antisociale chiamata Stato : un mostro disumano che, utilizzando a piacimento il progressivo frutto del lavoro e dell’ingegno umano, diventa sempre più forte riuscendo sfruttare in suo favore persino quelle libertà conquistate con ben due secoli di grandi lotte sociali.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito al grande attacco di ogni diritto e ad enormi e ingiustificabili tagli alla sanità e alla scuola pubblica. Il governo ha investito meno per ciò che aiuterebbe un popolo ad essere libero e civile focalizzandosi invece sulle spese militari (spese non civili=incivili!?)  e come se non bastasse, hanno persino collettivizzato i debiti delle grandi imprese e delle banche private, lasciando a pochi i profitti e privilegi.

Servizi pubblici così ridotti all’osso si sono rivelati impreparati ad affrontare questa pandemia causando un gran numero di vittime che potevamo risparmiarci e che possiamo definire a tutti gli effetti una vera e propria ennesima strage di stato. Date tali evidenze,  il buon senso avrebbe suggerito un’inversione di rotta rispetto a queste disastrose politiche, ma invece no, coi vari decreti e provvedimenti  attuati vedremo sempre più l’accentuarsi, con grande non curanza, di questa continua razzia delle nostre risorse pubbliche.

Altro che rilancio Italia! Stanno solo sempre più ingrandendo e perfezionando la grande gabbia sociale in cui ci costringono a vivere, favorendo nuove  stragi e saccheggi e nascondendo dietro la rispettabilità di leggi e l’ineluttabilità di “emergenze continue” una politica volta solo ed esclusivamente all’ usura, al potere e al controllo.

Ieri come oggi neghiamo la veridicità delle menzogne sbandierate con tracotante trionfalismo e proviamo a preparare un mondo senza le vostre banche, i vostri bilanci, le vostre divise, le vostre parate, le vostre telecamere, i vostri droni, i vostri confini e i vostri continui abusi in ogni ambito del vivere umano.

La nostra bandiera nera è oggi ancor di più a lutto e reclama giustizia!

Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà!

Per la Rivoluzione Sociale e per l’Anarchia!                                                               2 giugno 2020  

Perché abbiamo scelto di far parte di “Catania per il Reddito di Quarantena”

Proprio durante l’inizio del Lockdown abbiamo voluto partecipare alla costituzione di  Catania per il Reddito di Quarantenaassieme ad altre realtà, compagne e compagni catanesi con cui collaboriamo da anni nonostante le diversità. Abbiamo ritenuto importante promuovere questo percorso comune per costruire assieme momenti di libero incontro e confronto orizzontale, per organizzare mobilitazioni che denuncino l’ingigantirsi della crisi economica e del controllo sociale scaturiti “apparentemente” dall’emergenza Covid19.

Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20
Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20

Apparentemente, teniamo a sottolinearlo, perché è bene considerare come avremmo potuto ritrovarci con davvero molti meno morti per coronavirus e malasanità, con una crisi economica meno grave e con molto meno controllo sociale (e in alcuni momenti quasi militare), se solo negli ultimi 30 anni le istituzioni che si arrogano il potere di amministrare la cosa pubblica non avessero davvero messo in ginocchio soprattutto il settore della sanità e dell’istruzione pubblica, con una lunga serie di tagli criminali.

Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20
Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20

Da anarchici e libertari siamo qui per ricordare come per noi la gestione delle risorse e dei e servizi pubblici nelle mani dello Stato o nelle mani di Privati sia una gestione inevitabilmente disastrosa, truffaldina e fallimentare. Solo la volontaria associazione dei lavoratori affrancati dalle catene dello sfruttamento e della coercizione può liberare, autogestire, auto-organizzare e autogovernare la società, lasciando che le decisioni vengano prese dal basso verso l’alto in un clima di fratellanza e di responsabilizzante, incoraggiante e contagiosa giustizia sociale. 

Purtroppo assistiamo invece agli effetti di un processo inverso rispetto a ciò che ci auspichiamo. Questi effetti, storicamente e puntualmente, si aggravano poi ancor più durante guerre, catastrofi e pandemie, e in questi momenti regolarmente vediamo i ricchi diventare ancora più ricchi e assistiamo inoltre alle restrizioni di ogni libertà individuale e sociale.

In questi ultimi mesi di emergenza globale abbiamo assistito al maturare di una involuzione in coloro che, persino a titolo gratuito, ricorrevano alla delazione e/o in coloro che invocavano un maggior intervento dell’esercito, ma constatiamo anche la cecità di chi non considera incredibilmente pericoloso un uso più pervasivo, condizionante e totalitario della tecnologia. Questa involuzione autoritaria viene adesso giustificata con la scusa di fare applicare regole di buonsenso, regole che in questa fase specie i ceti più popolari sembrano incapaci di seguire razionalmente.

Come aspettarsi razionalità, proprio quando, come durante questi momenti di crisi, si vede meglio come i ceti più poveri siano lasciati a se stessi, senza quasi alcuno tipo di tempestivo aiuto economico e sociale? Come pretendere da costoro fiducia se ovunque e sempre trionfano gli interessi delle solite classi dominanti (multinazionali, banche, confindustria, case farmaceutiche, caste militari ecc), specie nella gestione delle risorse pubbliche?

Ogni strato sociale oggi è reduce da un processo diseducativo che dura da decenni e ci ha reso apparentemente incapaci di autoregolarci, ma questo non per la specifica incapacità della nostra natura umana, quanto piuttosto a causa di anni di delega e di gestione antisociale, autoritaria e competitiva di ogni attività umana, che ha portato all’attuale abbrutimento culturale, sociale e individuale. Le deresponsabilizzazione, dovuta a un ulteriore e maggiore controllo, e l’ingiustizia sociale che sarà drammaticamente acuita dai vari decreti varati per risollevare, solo a parole, il paese, non potranno che far peggiorare ancor di più le cose, specie se assisteremo a un ulteriore smantellamento della scuola pubblica.

Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20
Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20

Per questo come Laboratorio Libertario Landauer siamo presenti dentro “Catania per il Reddito di Quarantena”, proprio per solidarizzare con chi è colpito dalla crisi, per opporre strenua resistenza ad ogni tentativo di controllo sociale iper-tecnologizzato e/o militare. Crediamo fermamente che la cura a questa e ad altre crisi sociali risieda invece nella Lotta, nella Solidarietà e nel Mutuo Appoggio, al fine di risanare il relazionarsi e l’organizzarsi di ogni comunità oggi disgregata.

È anche per questo che in parallelo a “Catania per il reddito di Quarantena”, per promuovere maggiormente all’atto pratico Solidarietà e Mutuo Appoggio, abbiamo inoltre deciso di appoggiare e seguire sul nascere, assieme ad altre individualità e realtà diverse tra loro, l’importante esperienza delle Brigate Volontarie per l’Emergenza – Catania”. Grazie al lavoro dei tanti e laboriosi volontari che hanno partecipato alle brigate, si è riusciti in pieno regime di “Leggi Speciali” a raccogliere e a redistribuire aiuti alimentari per circa 700 di famiglie bisognose qui a Catania, il tutto in piena autonomia rispetto ad ogni gruppo politico e istituzionale, andando pure contro le restrizioni o esponendosi a  rischio di contagio. Intatti per evitare ciò ogni volontario ha seguito accuratamente i protocolli e le precauzioni tra le più avanzate, pur di portare prontamente in piena sicurezza l’aiuto necessario lì dove comune, istituzioni e associazioni non riuscivano e/o non volevano arrivare.

Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20
Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20

Ogni individuo assieme ad altri, e ogni comunità, possono riprendere in mano le leve della società nei quartieri, nei posti di lavoro, negli ospedali. Soprattutto sarà importante riorganizzarsi nelle scuole, dove risiede il futuro della nostra coscienza di individui liberi. Lo Stato e il Capitale monopolizzano malamente la gestione sia delle risorse naturali, sconvolgendo interi ecosistemi, sia di quelle risorse che sono il frutto del lavoro dei lavoratori di ieri e di oggi. Bisogna quindi costruire un fronte ampio e popolare per difendere quelle libertà e quei diritti che sono frutto di secoli di lotte e per riuscire a sperimentare e a far partire, dal basso e assieme, modelli di convivenza sociale nuovi e più giusti.

Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20
Presidio in Piazza Stesicoro di Catania Reddito di Quarantena 23/5/20

Senza esitazione alcuna è giusto quindi esigere e/o conquistare tutto ciò che ci spetta per una vita dignitosa e libera dal ricatto salariale e dal profitto dei pochi sui molti.

50 ANNI DALLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA UNA STRAGE DI STATO incontro a Catania

50 ANNI DALLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

UNA STRAGE DI STATO – Incontro a Catania

https://www.facebook.com/events/546287649436247/

GIORNO 15 DICEMBRE INIZIO ALLE 17:30
Presso Comitato di Solidarietà Popolare “Graziella Giuffrida” (Via Vittorio Emanuele n. 476) CATANIA

– 17:30 Assemblea dibattito sui fatti legati alla Strage di Piazza Fontana e alla repressione oggi.
– 19:30 CENA a cura della Brigata Arditi del Mestolo “Lescassarôles”
– 20:00 Proiezione in anteprima a Catania del Documentario di Matteo Bennati e Maurizio Scarcella 12/12 – Piazza Fontana
(il documentario durerà circa due ore ed è ricco di materiale inedito con testimonianze dirette dei protagonisti di allora)

È doveroso in questo anniversario tornare a ribadire come la strage di Piazza Fontana altro non fu che una “Strage di Stato”. Questure, giudici e stampa borghese provarono a far ricadere la colpa su alcuni anarchici depistando le indagini per decenni. Oggi appare facile documentarsi su questi fatti e questo, ricordiamolo, solo grazie a una vasta e trasversale campagna di contro-informazione e di mobilitazioni che denunciarono all’opinione pubblica quella che fu denominata la “Strategia della Tensione”. La democrazia borghese con i suoi apparati statali legati ai servizi segreti, assieme all’intelligenza atlantica filo-americana [vedendo in pericolo i propri privilegi e il proprio potere e temendo, quindi, un cambiamento politico e sociale davvero radicale con il rischio di una possibile fuoriuscita dalla NATO], si servirono di una “manovalanza” nazi-fascista per compiere una serie di attentati. Questo servì per criminalizzare e reprimere sistematicamente tutto quel grande e variegato movimento, composto da operai e studenti, che dal Nord al Sud aveva cominciato a smuovere efficacemente quelle forze che avrebbero potuto lasciarci un’ Italia diversa, non il paese corrotto e al collasso in cui oggi viviamo.

In primissima battuta a pagarne le spese fu l’anarchico ferroviere ex staffetta partigiana Giuseppe Pinelli, che il 15 dicembre, dopo essere stato convocato dal commissario Luigi Calabresi, fu tragicamente “defenestrato”, affermiamo noi assassinato, proprio durante l’interrogatorio nella questura di Milano. Su questa tragica morte i giudici chiusero la questione affermando che non fu né un suicidio (come all’inizio vollero far credere) né un omicidio. È davvero grottesco come per l’occasione coniarono il nuovo termine “malore attivo”. Con questa sentenza lo Stato si autoassolse per l’assassinio. Ci teniamo a ricordare come la direzione dell’ufficio di Calabresi fosse subordinata all’operato dell’agente segreto Silvano Russomanno (ex combattente della Repubblica Sociale Italiana) che allora era vice dirigente dell’UAR (Ufficio Affari Riservato) e presente anch’esso nella questura di Milano, assieme ad altri agenti dei servizi, durante quei drammatici giorni. L’UAR era un organo incaricato dal ministero degli interni a compiti di intelligence e controllo politico e riusciva ad infiltrare, con spie e provocatori, i maggiori gruppi e partiti politici di allora. Le sezioni dell’UAR di Milano e Roma indirizzarono le indagini affinché la colpa delle stragi ricadessero sugli ambienti anarchici. In seguito, si accertò come i servizi segreti nazionali furono gli esecutori, assieme a quei nuclei nazi-fascisti, di quella “stagione di stragi” su mandato occulto dei servizi segreti USA. Subito dopo la morte di Pinelli fu il turno dell’anarchico Pietro Valpreda e di altri suoi compagni che scontarono anni di carcere ed esilio per accuse che poi si rilevarono del tutto infondate.
Ci vollero anni di indagini sotto la continua pressione di mobilitazioni [tra queste vogliamo ricordare la manifestazione del 12 dicembre 1970 indetta dagli anarchici milanesi, in cui fu ucciso il comunista internazionalista Saverio Saltarelli, colpito da un candelotto lacrimogeno sparato dalla celere ad altezza d’uomo] e contro-informazione [in quel clima di “gogna mediatica” e “caccia alle streghe” i compagni, gli avvocati e i giornalisti, che resero pubbliche le inchieste con versioni diverse dalle indagini portate avanti da giudici e questure, vennero isolati e criminalizzati] per riuscire a discolpare totalmente gli anarchici che furono accusati, riconoscendo così la piena colpevolezza dei veri autori.

Gli appartenenti al gruppo nazi-fascista Ordine Nuovo, non solo non pagarono per i reati che dopo anni gli furono attribuiti, ma hanno continuato impunemente a riciclarsi, alcuni pure animando e ispirando l’odierno movimento neo-fascista tutt’ora attivo. Nonostante ciò che successe 50 anni fa, oggi vengono abitualmente ritrovati arsenali di cellule nazi-faziste in giro per l’Italia e un ex-ministro degli interni si è permesso, durante la sua carica, di far editare la propria biografia da una casa editrice neo-fascista.

Ancora oggi, dopo 50 anni, sono sempre in corso tentativi di revisionismo rispetto quelle tante scomode verità. Oggi potrebbe essere facile raccontare quanto è successo, invece si evita di denunciare il clima allora imperante e la complicità sia di chi voleva insabbiare sia di quei tanti soggetti che nell’arco istituzionale avvalorarono tesi, poi rivelatesi infondate e strumentali. In questo anniversario c’è il rischio che la stessa democrazia borghese, il vero mandante di quelle Stragi di Stato, oggi si intesti ed edulcori la memoria di quei fatti, auto-assolvendosi; continuando a marginalizzare i soggetti, ancora presenti, a cui andrebbe riconosciuto, invece, il gran merito di aver fatto emergere con grande sacrificio quelle verità che oggi noi tutti dobbiamo difendere affinché ciò che davvero è successo rimanga di dominio pubblico senza edulcorazioni.

Per questo motivo come Laboratorio Libertario Landauer vogliamo rivolgerci a tutte le realtà e individualità antifasciste catanesi per dibattere assieme su quel periodo così controverso. La memoria di questi fatti rappresenta oggi un patrimonio da ricordare e difendere perché ci aiuta a comprendere come i poteri forti di allora siano arrivati a consolidarsi così tanto oggi al punto di divorare il nostro futuro. Ciò che successe ci mette ancora in guardia rispetto ai dispositivi repressivi che possiede lo Stato avvalendosi, non solo di strumenti istituiti durante il periodo fascista (ovvero il Codice Rocco), ma anche creandone di nuovi (Decreto Sicurezza 1 e 2). Questi strumenti nelle lotte vengono ancora oggi utilizzati all’occorrenza soprattutto per reprimere chi dal basso si oppone al neo-fascismo, alla crisi, al militarismo, alla gentrificazione e al controllo sempre più onnicomprensivo.

VI INVITIAMO ALL’INCONTRO ORGANIZZATO GIORNO 15 DICEMBRE ALLE 17:30 nel locale del Comitato di Solidarietà Popolare “Graziella Giuffrida” Via Vittorio Emanuele n. 476 CATANIA

“Le bombe nelle piazze, le bombe nei vagoni,
le mettono i fascisti, le pagano i padroni”

””Anarchia non vuol dire bombe ma
uguaglianza nella libertà”

La Strage fu di Stato

La mano fu fascista
Valpreda Innocente
Pinelli Assasinato