50 ANNI DALLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA UNA STRAGE DI STATO incontro a Catania

50 ANNI DALLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

UNA STRAGE DI STATO – Incontro a Catania

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GIORNO 15 DICEMBRE INIZIO ALLE 17:30
Presso Comitato di Solidarietà Popolare “Graziella Giuffrida” (Via Vittorio Emanuele n. 476) CATANIA

– 17:30 Assemblea dibattito sui fatti legati alla Strage di Piazza Fontana e alla repressione oggi.
– 19:30 CENA a cura della Brigata Arditi del Mestolo “Lescassarôles”
– 20:00 Proiezione in anteprima a Catania del Documentario di Matteo Bennati e Maurizio Scarcella 12/12 – Piazza Fontana
(il documentario durerà circa due ore ed è ricco di materiale inedito con testimonianze dirette dei protagonisti di allora)

È doveroso in questo anniversario tornare a ribadire come la strage di Piazza Fontana altro non fu che una “Strage di Stato”. Questure, giudici e stampa borghese provarono a far ricadere la colpa su alcuni anarchici depistando le indagini per decenni. Oggi appare facile documentarsi su questi fatti e questo, ricordiamolo, solo grazie a una vasta e trasversale campagna di contro-informazione e di mobilitazioni che denunciarono all’opinione pubblica quella che fu denominata la “Strategia della Tensione”. La democrazia borghese con i suoi apparati statali legati ai servizi segreti, assieme all’intelligenza atlantica filo-americana [vedendo in pericolo i propri privilegi e il proprio potere e temendo, quindi, un cambiamento politico e sociale davvero radicale con il rischio di una possibile fuoriuscita dalla NATO], si servirono di una “manovalanza” nazi-fascista per compiere una serie di attentati. Questo servì per criminalizzare e reprimere sistematicamente tutto quel grande e variegato movimento, composto da operai e studenti, che dal Nord al Sud aveva cominciato a smuovere efficacemente quelle forze che avrebbero potuto lasciarci un’ Italia diversa, non il paese corrotto e al collasso in cui oggi viviamo.

In primissima battuta a pagarne le spese fu l’anarchico ferroviere ex staffetta partigiana Giuseppe Pinelli, che il 15 dicembre, dopo essere stato convocato dal commissario Luigi Calabresi, fu tragicamente “defenestrato”, affermiamo noi assassinato, proprio durante l’interrogatorio nella questura di Milano. Su questa tragica morte i giudici chiusero la questione affermando che non fu né un suicidio (come all’inizio vollero far credere) né un omicidio. È davvero grottesco come per l’occasione coniarono il nuovo termine “malore attivo”. Con questa sentenza lo Stato si autoassolse per l’assassinio. Ci teniamo a ricordare come la direzione dell’ufficio di Calabresi fosse subordinata all’operato dell’agente segreto Silvano Russomanno (ex combattente della Repubblica Sociale Italiana) che allora era vice dirigente dell’UAR (Ufficio Affari Riservato) e presente anch’esso nella questura di Milano, assieme ad altri agenti dei servizi, durante quei drammatici giorni. L’UAR era un organo incaricato dal ministero degli interni a compiti di intelligence e controllo politico e riusciva ad infiltrare, con spie e provocatori, i maggiori gruppi e partiti politici di allora. Le sezioni dell’UAR di Milano e Roma indirizzarono le indagini affinché la colpa delle stragi ricadessero sugli ambienti anarchici. In seguito, si accertò come i servizi segreti nazionali furono gli esecutori, assieme a quei nuclei nazi-fascisti, di quella “stagione di stragi” su mandato occulto dei servizi segreti USA. Subito dopo la morte di Pinelli fu il turno dell’anarchico Pietro Valpreda e di altri suoi compagni che scontarono anni di carcere ed esilio per accuse che poi si rilevarono del tutto infondate.
Ci vollero anni di indagini sotto la continua pressione di mobilitazioni [tra queste vogliamo ricordare la manifestazione del 12 dicembre 1970 indetta dagli anarchici milanesi, in cui fu ucciso il comunista internazionalista Saverio Saltarelli, colpito da un candelotto lacrimogeno sparato dalla celere ad altezza d’uomo] e contro-informazione [in quel clima di “gogna mediatica” e “caccia alle streghe” i compagni, gli avvocati e i giornalisti, che resero pubbliche le inchieste con versioni diverse dalle indagini portate avanti da giudici e questure, vennero isolati e criminalizzati] per riuscire a discolpare totalmente gli anarchici che furono accusati, riconoscendo così la piena colpevolezza dei veri autori.

Gli appartenenti al gruppo nazi-fascista Ordine Nuovo, non solo non pagarono per i reati che dopo anni gli furono attribuiti, ma hanno continuato impunemente a riciclarsi, alcuni pure animando e ispirando l’odierno movimento neo-fascista tutt’ora attivo. Nonostante ciò che successe 50 anni fa, oggi vengono abitualmente ritrovati arsenali di cellule nazi-faziste in giro per l’Italia e un ex-ministro degli interni si è permesso, durante la sua carica, di far editare la propria biografia da una casa editrice neo-fascista.

Ancora oggi, dopo 50 anni, sono sempre in corso tentativi di revisionismo rispetto quelle tante scomode verità. Oggi potrebbe essere facile raccontare quanto è successo, invece si evita di denunciare il clima allora imperante e la complicità sia di chi voleva insabbiare sia di quei tanti soggetti che nell’arco istituzionale avvalorarono tesi, poi rivelatesi infondate e strumentali. In questo anniversario c’è il rischio che la stessa democrazia borghese, il vero mandante di quelle Stragi di Stato, oggi si intesti ed edulcori la memoria di quei fatti, auto-assolvendosi; continuando a marginalizzare i soggetti, ancora presenti, a cui andrebbe riconosciuto, invece, il gran merito di aver fatto emergere con grande sacrificio quelle verità che oggi noi tutti dobbiamo difendere affinché ciò che davvero è successo rimanga di dominio pubblico senza edulcorazioni.

Per questo motivo come Laboratorio Libertario Landauer vogliamo rivolgerci a tutte le realtà e individualità antifasciste catanesi per dibattere assieme su quel periodo così controverso. La memoria di questi fatti rappresenta oggi un patrimonio da ricordare e difendere perché ci aiuta a comprendere come i poteri forti di allora siano arrivati a consolidarsi così tanto oggi al punto di divorare il nostro futuro. Ciò che successe ci mette ancora in guardia rispetto ai dispositivi repressivi che possiede lo Stato avvalendosi, non solo di strumenti istituiti durante il periodo fascista (ovvero il Codice Rocco), ma anche creandone di nuovi (Decreto Sicurezza 1 e 2). Questi strumenti nelle lotte vengono ancora oggi utilizzati all’occorrenza soprattutto per reprimere chi dal basso si oppone al neo-fascismo, alla crisi, al militarismo, alla gentrificazione e al controllo sempre più onnicomprensivo.

VI INVITIAMO ALL’INCONTRO ORGANIZZATO GIORNO 15 DICEMBRE ALLE 17:30 nel locale del Comitato di Solidarietà Popolare “Graziella Giuffrida” Via Vittorio Emanuele n. 476 CATANIA

“Le bombe nelle piazze, le bombe nei vagoni,
le mettono i fascisti, le pagano i padroni”

””Anarchia non vuol dire bombe ma
uguaglianza nella libertà”

La Strage fu di Stato

La mano fu fascista
Valpreda Innocente
Pinelli Assasinato

La lotta al fascismo non sarà mai finita finché esiste lo Stato

Siamo qui presenti oggi per dimostrare come sono ancora vivi e validi gli ideali degli anarchici e dei libertari pienamente attivi in quel diffuso moto insurrezionale con cui la resistenza partigiana fece cadere il ventennale regime fascista.

Siamo qui presenti oggi per dimostrare come sono ancora vivi e validi gli ideali degli anarchici e dei libertari pienamente attivi in quel diffuso moto insurrezionale con cui la resistenza partigiana fece cadere il ventennale regime fascista. Il 25 aprile in Italia, se interpretiamo bene la storia senza addomesticazioni di comodo, dovrebbe spregiudicatamente essere riconosciuta come la “Festa dell’insurrezione”. In questa data andrebbe ricordato che ogni vero cambiamento va conquistato con una lotta radicale e diffusa.
Grazie al sacrificio di molti si sono conquistati circa cinquant’anni di libertà che purtroppo la democrazia liberale ha eroso giorno dopo giorno imbastendo un disastro politico e sociale a cui stiamo ora tutti assistendo. Tra queste macerie si vanno a riorganizzare alcune frange neo-fasciste con una serie di atti provocatori che cominciano ad attirare il consenso delle classi più colpite dalla crisi, già abbrutite da decenni di impoverimento culturale sistematico. A questo aggiungiamo la vile alleanza dei gruppi di estrema destra con la Lega di Salvini, come ministro degli interni, con la convivenza complice dei 5 Stelle. Ed è per questo che essere per le strade a rivendicare il proprio antifascismo oggi assume un valore aggiunto.

Da ora in poi il 25 aprile non sarà una celebrazione fine a se stessa ma bensì un appello alla resistenza a cui siamo tutti chiamati a rispondere, schierandoci e rimboccandoci le maniche al di là delle deleghe. Questo per fermare sul nascere le strumentalizzazioni con cui, da qui in avanti, le classi dominanti proveranno a rendere innocua qualsiasi lotta contro tutto ciò che ci opprime e ci saccheggia; servendosi anche della manovalanza dei gruppi di estrema destra che tentano di porsi come riferimento anti-sistema. Se non si vuole fare il gioco delle destre, bisogna mettere in piedi modelli alternativi concreti di autogoverno dal basso dei territori con il mutuo appoggio e l’autogestione capillare dei servizi e del lavoro, che solo può risanare ed emancipare le comunità tanto disgregate. Solo così di fronte a questo disastro si può contrastare il ritorno a nostalgie verso autoritarismi totalitari provenienti sia dalle frange di estrema destra, sia dal modello liberale e tecnocratico dell’Europa delle banche.

Essere Antifascisti significa quindi costruire percorsi che si sleghino dalla gestione statale e verticistica della società che, negli ultimi due secoli, si sta ampiamente dimostrando fallimentare ed è sempre più foriera di dilaganti ingiustizie e crimini sociali. Inoltre, le conquiste in campo scientifico e tecnologico nelle mani delle classi dominanti, invece di liberare l’uomo dagli aspetti usuranti del lavoro, lo stanno rendendo sempre più schiavo e stanno gettando le basi per pericolosissime forme di dittature e totalitarismi ancora inediti.
Nel movimento anarchico troviamo un grandissimo patrimonio di idee, di metodologie sociali e di pratiche da cui attingere per ricostruire una vera, credibile ed efficace resistenza ad ogni tipo di fascismo. Altri continuano a ripetere in maniera miope gli errori del passato, lasciando terreno all’odierno Neo-Fascismo, senza avere il coraggio di abbracciare degli ideali e un agire veramente rivoluzionario.

Col clima che viviamo non si può essere sordi a questa nuova chiamata alla Resistenza che, da un atto di rivolta individuale ed esistenziale, si traduca poi in impegno sociale e in un lavoro popolare continuo. Bisogna dimostrare valida la grande sfida che, dall’autogestione diffusa si arrivi a una rivoluzione sociale, che sola può sovvertire i pilastri di questa società attualmente fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Ovunque nel mondo dal Nord della Siria, in Rojava, al Sud America e persino negli spazi di libertà rimasti nel nostro occidente democratico, vengono sperimentate con successo pratiche antiautoritarie di autogestione che possono avere applicazioni più ampie per rispondere prontamente alla crisi che a livello globale sempre più viviamo. Il nostro ricordo oggi va al compagno anarchico Lorenzo Orsetti, detto “Orso”, morto in battaglia contro l’ISIS per appoggiare la rivoluzione sociale internazionalista messa efficacemente in atto dai Curdi nel Nord della Siria. Qui, addirittura, molti popoli in convivenza si battono per la libertà ritenendo dichiaratamente qualsiasi modello statale e nazionalista di per se fascista e pagando caro e coraggiosamente sulla loro pelle questa scomodissima scelta. Speriamo che crei un importante precedente a livello internazionale.

Ed è per questo che la nostra solidarietà va ai compagni che hanno combattuto per la Rivoluzione della Confederazione Democratica della Siria del Nord che, tornando in Italia, sono stati colpiti da misure restrittive, mentre decade il reato del saluto fascista. Per queste ragioni sosteniamo la campagna antifascista “#riseup4rojava – smash turkish fascism” della comune internazionalista del Rojava che, in occasione di questa giornata, ha il suo lancio ufficiale. L’obbiettivo è di costruire un fronte internazionale contro il fascismo turco e crediamo che sia necessario lottare per la creazione di un fronte internazionale antifascista che possa ricomporre e dare nuovo nutrimento a un movimento radicale e rivoluzionario in tutto il mondo. Perciò vogliamo liberi subito i 5 studenti che qui a Catania sono stati colpiti dalla repressione per aver arginato nelle scuole iniziative fasciste, ritratti ignobilmente dalla stampa e dalle forze dell’ordine locali nei peggiori dei modi, mentre si permette a formazioni fasciste a braccetto coi vari circoli della lega della provincia di sfilare in corteo per le strade di questa città. Siamo inoltre solidali con i compagni anarchici colpiti di recente dalla repressione a Torino.

ORA E SEMPRE RESISTENZA!
VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALE!

Catania, 25 Aprile 2019

Per un intervento Libertario nel Movimento e tra la Popolazione. Contro ogni Razzismo e Fascismo.

Come LABORATORIO LIBERTARIO LANDAUER aderiamo alla manifestazione indetta a Catania il 17 febbraio perché, sia prima che dopo la nostra costituzione, abbiamo seguito solidalmente assieme alle altre realtà militanti le mobilitazioni e le assemblee di movimento dove si prova ad affrontare collettivamente alcune problematiche: tra queste su tutte i gravi episodi di attacchi fascisti e/o mafiosi ai danni di chi nel territorio da anni si spende per un miglioramento sociale lavorando coi giovani nei quartieri.
Noi crediamo che questi momenti di condivisione siano importanti per migliorare l’efficacia delle relazioni e dei metodi organizzativi adottati, affinché i percorsi comuni che di volta in volta ci fanno manifestare assieme per le piazze come Movimento, siano appoggiate il più possibile finalmente anche da più soggetti nuovi che si avvicinano per la prima volta a qualsiasi tipo di lotta e non solo dalla cerchia storica di militanti locali.
In questi momenti di confronto infatti abbiamo portato il nostro punto di vista proponendo puntualmente approcci libertari e antiautoritari, sia nei rapporti tra individui e realtà di movimento e sia nelle relazioni che si vorrebbero instaurare con la popolazione. Proporremo sempre questo approccio libertario perché crediamo che sia più proficuo e leale tanto da poter migliorare di molto ciò che c’è di disfunzionale al raggiungimento dei vari obbiettivi che da anni ci si è prefissi assieme nei vari momenti di lotta. La non piena adozione di questi approcci ha fatto si che tante lotte iniziate insieme si spegnessero per via di un territorio che non si è sentito più coinvolto a causa dei tanti problemi sorti e dell’astrusità dei processi decisionali, che per come sono ora per noi, invece di attirare gente alla lotta, le respinge.
Le problematiche locali denunciate dall’appello di questa manifestazione a Catania le ritroviamo anche a livello nazionale e globale. A Macerata in tanti questo 10 febbraio hanno dato pronta risposta a una vigliacca sparatoria di un fascista su migranti. Circa venticinquemila persone hanno prontamente manifestato per quelle strade il loro anti-fascismo. Presente quel giorno anche uno spezzone anarchico a testimoniare come la nostra area è sempre parte propositiva, quando un ampio Movimento dimostra le sue reali forze rispetto agli odierni tentativi di ripresa delle formazioni neo-fasciste che tanto rumore e ridicole promesse sociali fanno, pur rimanendo sempre per ora un’area aliena e minoritaria in questo nostro paese. La netta minoranza di queste fazioni, nonostante i loro sforzi, sostenuti da fondi di dubbia origine, è testimoniata anche a Catania dove invece prolificano molti nuovi spazi che sono un’alternativa rispetto a quelli imposti dal capitale e connotati da una radicata e resistente vocazione antifascista. Nonostante ciò non sono mancati episodi di aggressioni fasciste.
Purtroppo questo regime democratico, finché non faremo una vera Rivoluzione Sociale, permetterà a qualsiasi minoranza organizzata di poter comandare sulle masse. È quindi importante in questa fase manifestare chiaramente che si esiste e si resiste in questa città e in altre città. Di certo prendiamo atto di un clima sociale sempre più cupo. Proprio per questo abbiamo la responsabilità di reagire e dare l’esempio su come poter incanalare costruttivamente la rabbia sociale. Il naturale malcontento rischia di esplodere ed innescare guerre tra poveri che, ricordiamo, sono sempre utili alla classe dominante che ha creato e crea impunemente tanti danni. Crisi, paura e ignoranza fanno cedere all’illusione che ci si possa salvare grazie a una linea autoritaria (poliziesca, militarista, mafiosa, neo-fascista ecc.) basata sulla prevaricazione, per arrivare a un maggiore controllo che noi aborriamo profondamente perché porterebbe a peggiorare i problemi che ci stanno sommergendo. “Più delega ai potenti locali e globali anziché coscienza”: questo i media propagandano con le loro campagne per far si che le persone chiedano, addirittura pericolosamente loro stesse, di rinunciare alla loro libertà per aumentare un onnicomprensivo controllo sociale che poi sarà a salvaguardia unicamente degli affari di chi ci vessa e sfrutta ogni giorno.
Al Movimento sta l’arduo compito di indicare un’altra strada. Abbiamo in questa fase la grandissima responsabilità di offrire spunto e riferimenti per chi ancora non ha capito come è giusto incanalare il grande malcontento e non saprebbe neanche da dove iniziare rimanendo inerme e diffidente rispetto a tutto ciò che è politica. In questo compito, da libertari e anarchici, stiamo anche a vigilare affinché questo malcontento non venga puntualmente strumentalizzato politicamente dalla solita corsa borghese all’egemonia, a cui purtroppo anche la sinistra antagonista ha giocato per troppo tempo, lasciando in maniera sconsiderata così ampi spazi alle destre e trascurando invece quel grande lavoro sociale che ora dobbiamo mettere in piedi, cercando di non ripetere i tanti errori fatti nel passato e attualizzando quel tanto di buono e rivoluzionario che va da subito rimesso in campo.

Corteo del 10 febbraio a Macerata
“Movimenti contro razzismo e fascismo” Così recitava lo striscione d’apertura del corteo svoltosi a Macerata. Ciò potrà avvenire se ci sarà una vera apertura propositiva, fraterna e orizzontale; che porti i “professionisti dei movimenti” a mettere da parte paternalismi, protagonismi ed egemonie, scendendo dalle loro cattedre, uscendo dai loro centri sociali o dai loro salotti, smettendo di impiegare quasi tutte le energie per elezioni portatrici solo di irrilevanti percentuali di voto, legittimando questo sistema sleale che gioca SEMPRE con carte false.
Illustrazione di Guglielmo Manenti
Di fatto in Sicilia continuano ad accadere soprusi vergognosi, nonostante i comuni e le famiglie sempre più indebitate fino al collo, il rischio siccità che incombe per quest’estate, la disoccupazione e la precarietà dilagante (che costringe tanti a lasciare l’isola), il crollo vertiginoso di tutti i tipi di servizi sociali in favore di militarismo (il Muos di Niscemi, la base di Sigonella ecc) e grandi opere inutili, ecc. Nonostante tutto questo, vengono sbloccati dal Governo Regionale Siciliano nuovi ”Stipendi d’Oro”, che tornano ad essere superiori a quelli che può percepire persino un Presidente della Repubblica. Noi speriamo li spendano tutti in medicine! Ma di speranza non si può vivere e di fronte a questi inaccettabili soprusi, sarebbe davvero insano se non cresca tanta sacrosanta rabbia sociale. Ce ne è ancora troppo poca, e quella che c’è non può essere rivolta, con lo spauracchio di finte emergenze, contro chi scappa disperatamente da guerre di cui il nostro occidente democratico è complice e artefice. Bisogna cominciare ad organizzare questa rabbia per rivolgerla verso i veri artefici di questo scempio.
Non sono gli immigrati che ci impoveriscono e ci invadono e che ora costituiscono un pericolo per la democrazia, come ha affermato il ministro dell’interno Minniti, che finora si è distinto varando misure criminali e quasi fasciste. Il vero pericolo è questa stessa democrazia contro cui bisogna costruire un ampio e popolare fronte di lotta, con comunità che dal basso autogovernino i propri territori, autogestendo le tante risorse che invece ora rimangono inoccupate, mal gestite e saccheggiate a favore di pochi poteri privati e statali. Se questo è “l’ordine” che vogliono ristabilire ben venga il costruire l’unione fraterna fra gli ultimi e quindi con i migranti che possono essere una grande risorsa con cui costruire il nuovo anziché un pericolo. Tanti di “loro” al contrario di tanti di “noi” (che ancora credono nella bontà di questo sistema e sperano di farcela) non hanno molto da perdere.
Purtroppo oggi il passo può essere troppo breve per un controllo totalitario e capillare delle nostre città e delle nostre vite, per legittimare passivamente certe pericolose politiche e non partecipare invece alla costruzione di questo fronte: un Movimento popolare che può opporsi all’inasprirsi di questo cupo futuro che abbiamo di fronte.

Per tal motivo noi come Laboratorio Libertario Landauer vogliamo ricostruire a Catania un’area di riferimento per i libertari, gli anarchici e i simpatizzanti che vogliano spendersi per questo grande lavoro collettivo che ci aspetta. Più saremo e più riusciremo a far passare assieme la visione qui esposta, sia nel Movimento sia soprattutto tra la Popolazione mandando avanti ciò che abbiamo delineato col nostro Comunicato d’Intenti con cui ci siamo costituti questo giugno.

Giorno 17 febbraio saremo col cuore anche a Roma dove si svolgerà la manifestazione in solidarietà al valoroso popolo curdo gravemente sotto attacco in Siria nella città di Afrin dall’esercito fascista Turco. Richiamandoci ad una grande solidarietà rivoluzionaria internazionale invitiamo chi non sta a Catania a recarsi in tanti a Roma e a seguire tutte le iniziative solidali alla resistenza curda che sono un grande esempio, anche per noi, su come combattere i nuovi fascismi e fondamentalismi facendo una vera Rivoluzione Sociale.

Contro qualsiasi razzismo, militarismo e fascismo

Per l’Autogoverno delle Comunità

e l’Autogestione delle risorse di ogni Territorio

Catania 16 Febbraio 2018

La Shoah, il ritorno dell’Estrema Destra e il Ricordo di chi invece Lotta. Ovvero: delle“Rimozioni Collettive Quotidiane”

Nascosti sotto i sassi dell’ingiustizia sociale, in questo arido deserto post-moderno, hanno atteso tempi migliori i predicatori d’odio: quei pessimi soggetti in grado di assoldare una fetta di società che nega, in vari modi e per varie motivazioni, l’origine dei tanti mali sociali che ancora ci trasciniamo appresso.
Con l’avvento delle grosse crisi economiche e morali, la storia ci ha insegnato che i sistemi sociali iniqui negano sempre le loro responsabilità. Nei periodi di grande disgregazione, pur di non riconoscere le vere cause di queste crisi, le forze più reazionarie si ricompattano ed aizzano nuovi fronti contro simbolici nemici esterni. Questo porta a fomentare l’accanimento contro le minoranze più deboli con l’assoggettarsi quindi a una “mente arrogante” che dirige una guerra lasciata combattere poi tra i più poveri messi l’uno contro l’altro. Tutto ciò pur di non riconosce ottusamente la fallacia di un sistema sociale che sempre più crea esclusione, tensione sociale e mancanza di solidarietà. Queste dinamiche tendono a rendere le masse sensibili a retoriche pericolose, dove viene sfruttata quella rabbia sociale che potrebbe invece trovare riscatto in una rivoluzionaria fratellanza internazionale ed emancipatrice degli sfruttati e non in un ottuso cameratismo reazionario, fintamente ammantato di sociale ma sempre al servizio dei padroni, che guardi con disprezzo tutto ciò che è diverso.
Le democrazie nate dalle rovine delle Seconda Guerra Mondiale hanno normalizzato in tutti questi anni un clima fatto di competizione, esclusione e iniquità. Il passo purtroppo è breve per il ritorno a vecchi crimini dopo tanto corale lavoro e c’è da chiedersi come ora ci si stupisca di ciò visto che di crimini contro l’umanità e contro l’ambiente ancora ne è pieno tutto mondo.
Eppure è una vergogna, che sta sotto gli occhi di tutti l’avere oggi tra i capisaldi delle nostre attuali democrazie occidentali proprio quei pochi intoccabili che possiedono impunemente quasi tutte le risorse globali. Come se guerre, sfruttamento e consequenziali disastri ecologici, urbanistici e sociali non diano terreno fertile al ritorno di certe propagande.
Compito di noi libertari, in questa ricorrenza, è provare invece a far riconoscere che, alla base della riproposizione del negazionismo dell’olocausto degli ebrei e dell’attuale ribalta dei vari neo-fascismi, esistono mille altre “negazioni” che potremmo definire“Rimozioni collettive quotidiane”, perchè solo il ricordare di una tragedia simile non basta.
Questo perché di fronte a tali consolidate incapacità a riconoscere certi fattori non ci è d’aiuto nemmeno il ciclico ripresentarsi di certi simili scenari sociali già vissuti che in teoria invece dovrebbero aiutarci a prevenire in tempo il ritorno di certe ideologie. Quindi neanche il grande sofferto patrimonio collettivo della Shoah riesce a dissuadere coloro che sono portati, invece, a convincersi che sia di nuovo oggi politicamente salvifico il ritorno all’uso autoritario della reazione e dell’abiura alle tante libertà conquistate con quasi duecento anni di lotte sociali.
Noi affermiamo che si diventa complici di “Rimozioni Collettive Quotidiane” più gravi quando si negano le colpe del sistema neo-liberista delle nostre odierne social-democrazie. Le istituzioni dimostrano puntualmente di essere colpevoli nel non voler volutamente risollevare “i dannati della terra” dalla loro oppressione affinché finalmente nessuna minoranza e nessuno individuo possa essere più sopraffatto o possa essere messo in grado di sopraffare.
Per noi libertari quindi è di gran importanza avere memoria di come le social-democrazie hanno dimostrato di peggiorare premeditatamente le condizioni degli ultimi.
Non contenti di ciò in questi decenni hanno indotto in mille modi a far “sognare” gli oppressi a divenire futuri oppressori costringendo acriticamente ad un gioco dove grazie ad ubbidienza e abnegazione si può sperare di riuscire ad essere tra quei pochi che ce la fanno a non essere esclusi. Un pericoloso lasciare “sognare” cullati da decennali meccanismi sociali e mediatici di competizione spietata, ispirati unicamente al sempre più legittimato profitto dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo che produce conseguenze molto gravi. Come lo svilire sempre più il significato che diamo alla vita umana, ledendo il valore di ogni individuo in favore del profitto, in questa grande e disumana catena di montaggio e creando, per reazione, estremismi e fondamentalismi sempre utili all’evenienza.
Proprio riguardo al recupero di questo significato, di cui l’assenza rende le nostre società malate perché preda di mille “Rimozioni collettive quotidiane”, ci piace prendere ad esempio in questo giorno della Memoria l’eroica ricerca di significato che è stata maturata da un importante psicoterapeuta ebreo di nome Viktor Frankl.
È struggente come un uomo, così privato di dignità e libertà nei campi di concentramento in cui egli è stato deportato, sia riuscito a dedicarsi tanto alla ricerca di significato, dando pure soccorso non solo ai suoi compagni di Lager ma anche offrendo all’umanità un così grande contributo elaborato in una condizione di tremenda prigionia.
Purtroppo a riprova dei rischi sopra descritti di tale mancanza di significato, nonostante ciò che Auschwitz rappresentò, in novembr abbiamo visto marciare l’attuale ricomposizione nazi-fascista europea, proprio in Polonia durante il giorno dell’ indipendenza dall’occupazione nazista.
Un Europa che si è unita, per non ripetere gli errori del passato, pecca nell’aver fornito delle fondamenta, fatte di tante “Rimozioni Collettive Quotidiane”, abituando così le masse alla delega e al vivere a scapito degli ultimi, portando all’acritico assoggettamento verso le istituzioni, impedendo qualsiasi forma vera di partecipazione inclusiva dal basso rispetto alla gestione della società, disgregando e calpestando così comunità e identità che nell’attimo di maggiore decadenza tornano ad ascoltare le velenose tesi di coloro che sono rimasti nascosti sotto polverosi sassi per tutto questo tempo. Quindi, chi vuole tenere viva la Memoria, non si faccia affiancare in questo compito da istituzioni che di per se saranno sempre complici.
Dissetiamoci, sfamiamoci e soprattutto ispiriamoci in questo deserto, non solo con la bruciante Memoria di chi è stato vittima. Se si vuole che olocausti e sopraffazioni non ci siano più bisogna soprattutto celebrare la memoria di chi ha combattuto per la libertà e ha cercato di offrire alternative per seguire, per quel che è possibile, i loro passi.
Il nostro non è allarmismo, i brutti segnali non mancano. Questo mese il corteo neo-fascista a Roma e a dicembre è stata segnalata pure una bandiera del Secondo Reich tenuta in bella vista in una caserma a Firenze. Quindi oggi ci è enormemente significativo ricordare l’esempio di un’altra figura: l’anarchico ebreo tedesco Gustav Landauer , ucciso il 2 maggio del 1919 per il suo incessante tentativo di applicare i suoi ideali di riscatto e giustizia sociale. Fu ucciso dalle formazioni paramilitari operanti in difesa del secondo Reich. Le stesse formazioni, ricordiamocelo bene, furono l’ossatura del terzo reich nazista.
In quel tempo si lottava per uscire dalla terribile crisi che il Capitalismo stava producendo (molto simile a quella che viviamo oggi) e in difesa di questo sistema criminale, sia in Italia che in Germania nacquero due dittature, che servirono solo ad arrestare la salvifica idea di rivoluzione sociale che si stava propagando e che avrebbe magari salvato l’Europa da una terribile Seconda Guerra Mondiale coi suoi noti crimini.

Disegno gentilmente concesso dall’illustratore Francesco Piobbiocchi
È interessante ricordare a tutti oggi, proprio per non ripetere gli orrori del passato, di come le più grandi democrazie di allora (USA inclusi) chiudevano i porti alle navi piene dei profughi ebrei che scappavano dallo sterminio, proprio come oggi accade con chi scappa da scenari tragici, di cui il nostro democratico Occidente è complice in quest’altra nostra odierna evidente “Rimozione Collettiva Quotidiana”.

ZeroCalcare in Solidarietà ai Curdi colpi in questi giorni da governo fascista Turco.
Ma ricordiamo anche come, fraternamente, alcuni Ebrei e Palestinesi riescono a unirsi, non solo contro un muro che tanto pianto crea in una Palestina occupata, ma si uniscono anche per abbattere l’idea stessa di nazionalismo. La stessa idea di nazionalismo e di Stato che da tempo invece i Curdi nel Rojava hanno abbattuto combattendo una rivoluzione sociale per una società veramente libera e giusta. Nel Kurdistan Siriano (Rojava) oggi varie etnie e religioni convivono e si autogovernano rischiando per questo di venire sterminati dagli attuali attacchi vergognosi del governo fascista turco ad Afrin. Quanti Media e Istituzioni in questi giorni tremendi prendono posizione affinché il popolo curdo non subisca un vero sterminio etnico?
Sarà anche questa una delle odierne “Rimozioni Collettive Quotidiane”?
Concludiamo citando un altro noto psicologo ebreo di nome Erich Fromm che scrisse:

“Quando Gustav Landauer e Rosa Luxemburg (anch’essa di origine ebraica) furono assassinati dai soldati della controrivoluzione tedesca, la tradizione umanistica della fede nell’uomo è stata uccisa con loro”.

Abbiamo citato in questo documento politico alcuni illustri psicoterapeuti affinché ispiri una guarigione di questa fede nell’uomo, perché come dice Landauer la vera Rivoluzione parte da dentro e arriva poi a costruire relazioni che offrono un’alternativa per il recupero di comunità schiacciate nella loro identità e libertà dalle istituzioni private e statali.
Il nostro senso della Memoria vuole soprattutto essere questo opporsi al perpetuarsi di piccole e grandi “Rimozioni Collettive Quotidiane” per evitare il ripetersi di gravi crimini a riportare in vita, non i morti, ma almeno la loro rivoluzionaria testimonianza che ispira oggi ancora chi resiste e lotta per una società più giusta e libera.

Ricordiamo! Resistiamo! E Lottiamo!

Catania il 27 gennaio 2018