La Rivoluzione in Rojava, la solidarietà internazionalista e gli anarchici

Ecco a voi il video, i ringraziamenti e un breve report dell’incontro pubblico che abbiamo organizzato come Laboratorio Liberttario giorno 8 novembre dal titolo “La Rivoluzione in Rojava, l’Internazionalismo e gli Anarchici”.
Ringraziamo tanto il Gammazita per avere ospitato il nostro incontro e avere contribuito in vario modo all’iniziativa.
Ringraziamo il compagno Paolo Andolina che ci ha portato la sua testimonianza diretta rispetto alla rivoluzionaria esperienza di autogoverno, volutamente senza stato, che stanno vivendo e difendendo in Rojava e rispetto alla repressione che molti internazionalisti hanno trovato al loro rientro. Tra l’altro, a Paolo, quel giorno avevamo affidato le redini della Brigata Arditi del Mestolo “Lescassarôles” per la preparazione della cena curda benefit il quale ricavato interamente andrà alla Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus.
Nonostante eravamo all’aperto con un tempo incerto sono venute circa una cinquantina di persone a seguire la nostra iniziativa. In questa serata ci tenevamo particolarmente a portare un nostro contributo specifico al movimento, concentrando di più le nostre riflessioni sul nostro punto di vista anarchico. Sappiate però che da anni supportiamo la lotta in Rojava mettendo anche da parte sigle e appartenenze affinché si costruisca sempre più dal basso un movimento trasversale e ampio che sostenga e racconti l’esperienza rivoluzionaria di autogoverno che i popoli del Rojava hanno chiamato “Confederazione Democratica della Siria del Nord” e che da circa un mese purtroppo si trova sotto attacco dall’esercito Turco capitanato da Erdogan.
Del contenuto dei nostri interventi forniremo un report dettagliato più avanti. Sappiate che molti non si aspettavano un incontro simile, dove si ritornava a parlare di anarchia in questo modo collegando la questione del Rojava con una visione così internazionalista facendo anche tanti utili collegamenti storici, geografici e di genere, rimettendo così al centro una prospettiva rivoluzionaria. Di certo siamo stati lieti di vedere il pubblico presente ascoltare con molta attenzione apprezzando anche il taglio particolare che abbiamo deciso di dare alla nostra iniziativa. Infatti a conclusione c’è stato un bel dibattito finale con tante domande rivolte soprattutto sul come noi anarchici ci poniamo nei confronti delle istituzioni. A quelle domande inaspettate abbiamo risposto come potevamo, visto la durata dell’incontro, e visto il tempo che richiedeva un così delicato argomento per essere trattato come si deve. Su questo più avanti magari ci riserveremo di fare iniziative specifiche dando più spazio al dibattito che venerdì sera poi a malincuore abbiamo dovuto chiudere per iniziare a servire la Cena Curda Benefit che avevamo con tanto amore rivoluzionario per voi preparato.

Ringraziamo tutti i presenti dandovi appuntamento alle nostre prossime iniziative.

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=xomwZI20d28&t=8s

Sono intervenuti:

Alessio Giannetto- Laboratorio Libertario Landauer

Ampia introduzione generle

Paolo Andolina – Anarchico Ex-Combattente Siciliano nelle YPG (Unità di Protezione del Popolo)

  • La rivoluzione in Rojava;
  • Gli aspetti pratici sociali/comunitari dell’autogoverno;
  • Il significato della solidarietà internazionalista;
  • Perché gli anarchici sostengono la rivoluzione in Rojava;
  • Dispositivi repressivi in Italia;
  • In ricordo di Orso;

Siria Comite – Laboratorio Libertario Landauer – Anarco-Femminista Intersezionale, Decoloniale e Comunitaria

– L’Auto-Organizzazione delle Donne Curde nel Rivoluzione in Rojava;

– Lo stupro e la violenza di genere come arma di guerra;

Dopo il dibattito è stata servita la CENA KURDA BENEFIT (il cui ricavato verrà devoluto alla MezzaLuna Rossa Kurdistan Italia Onlus)

preparata dalla Brigata ARDITI DEL MESTOLO LescssrôleS

 

 

La Rivoluzione in Rojava, la solidarietà internazionalista e gli anarchici

La Rivoluzione Sociale in Rojava ha scardinato tutti gli schemi politici degli ultimi 50 anni risollevando una solidarietà internazionalista che forse non si vedeva dalla Rivoluzione Spagnola del 36’. Il popolo curdo da secoli fronteggia persecuzioni e stermini da parte degli stati che negano la sua identità. Negli ultimi decenni però, oltre a lottare per la propria liberazione, i curdi hanno diffuso un avanzato modello di organizzazione popolare e sociale che dal basso li ha portati a conquistarsi spazi sempre più grandi di autorganizzazione fino all’ottenimento di una propria autonomia nella regione della Siria del Nord. In questo modo sono andati oltre una rivendicazione indipendentista evitando di cadere in sentimenti nazionalistici e dando vita a un’esperienza veramente rivoluzionaria e internazionalista.

Oggi quest’autonomia è messa a repentaglio dal vile attacco militare dell’esercito turco di Erdogan con l’ipocrisia degli USA, della Russia e della Siria. Non sappiamo ancora come andrà a finire ma di sicuro l’eroico esempio dato dai curdi nel Rojava ha conquistato il cuore di interi movimenti che in tutto il mondo, nelle ultime settimane, si mobilitano per portare solidarietà alla rivoluzione in Rojava. Potranno, forse, riuscire a sciogliere le Forze Democratiche Siriane che hanno combattuto in prima fila, anche per noi, per estirpare da questo mondo il cancro dell’ISIS ma è sicuro che quei modelli rivoluzionari, fin ora sperimentati in quella regione, non potranno essere “normalizzati” come le grandi nazioni vorrebbero.

La liberazione e l’auto-organizzazione delle donne, l’ecologia sociale e l’autogoverno confederale, municipalista e internazionalista sono ormai un patrimonio consolidato nelle pratiche e nella vita quotidiana di milioni di persone, non solo e soprattutto nella Siria del Nord, ma ovunque nel mondo incominciano a diffondersi tra le popolazioni che sempre più si rivoltano contro i loro Stati che, per loro stessa natura, sono sempre assoggettati agli interessi e ai diktat delle classi dominanti. Infatti l’idea di Stato-Nazione è considerata dai curdi come un modello di per sé fascista e reazionario, totalmente incapace di rappresentare “democraticamente” le complessità e le diversità di ogni regione.

La Rivoluzione in Rojava ha creato un caso internazionale davvero unico aprendo, coraggiosamente e con grande sacrificio, un varco per tutti quei popoli che vogliono fare a meno di chi li sfrutta. I curdi del Rojava assieme ad altri popoli (arabi, armeni, yezidi, assiri, turcomanni, siriaci, ecc) in questa regione, senza distinzione di etnia e credo, hanno abbracciato gli ideali del Confederalismo Democratico. Valorosamente hanno combattuto dando l’esempio su come si possa andare oltre il modello di Stato-Nazione che sta trascinando l’intero mondo nella totale rovina sociale, culturale ed ecologica a cui tutti noi oggi stiamo assistendo.

Per questi motivi, come non succedeva ormai da molto tempo, a questa rivoluzione si sono uniti tantissimi compagni che da tutto il mondo si sono recati nella Siria del Nord dando il loro personale contributo per essere testimoni in prima persona di quanto stava accadendo. Anche tanti anarchici si sono uniti alla rivoluzione e, alcuni di essi, hanno perso la vita per dare il loro sostegno. Tra questi c’è stato anche l’anarchico fiorentino Lorenzo Orsetti soprannominato Orso Tekoser. La sua morte ha creato una grande e sentita commozione mediatica, frutto della sua generosità e del suo sacrificio per i suoi ideali, che ha permesso di far entrare la sua figura nel cuore dei tanti, che in Italia e nel mondo, credono ancora alla parola Rivoluzione. Ricordando anche al grande pubblico che questa non è solo una parola quasi dimenticata ma può essere “un fatto concreto” per cui poter dare anche la propria vita.

Gli anarchici di tutto il mondo si sono uniti a questa grande solidarietà internazionalista, dopo che il movimento rivoluzionario curdo ha avuto l’incredibile capacità di cambiare radicalmente i propri paradigmi, fino ad adottare nella pratica una rielaborazione nel proprio contesto di una visione più libertaria, che in pochi anni li hanno resi più popolari nel loro intento diradicale rinnovamento sociale.

Vi invitiamo ad approfondire le tematiche fin qui esposte in presenza di uno dei protagonisti di questa solidarietà rivoluzionaria e internazionalista. Avremo il piacere di poter sentire direttamente la testimonianza di un compagno anarchico che si è unito volontario alla mobilitazione internazionalista in solidarietà al Rojava e che al suo ritorno in Italia si è ritrovato, assieme ad altri italiani ex-combattenti delle YPG, sotto la scure repressiva dello Stato. Sono considerati soggetti pericolosi, quando invece per molti di noi, rappresentano una grande testimonianza e un gran patrimonio umano e politico da condividere assieme a voi anche qui a Catania.

LABORATORIO LIBERTARIO LANDAUER

La lotta al fascismo non sarà mai finita finché esiste lo Stato

Siamo qui presenti oggi per dimostrare come sono ancora vivi e validi gli ideali degli anarchici e dei libertari pienamente attivi in quel diffuso moto insurrezionale con cui la resistenza partigiana fece cadere il ventennale regime fascista.

Siamo qui presenti oggi per dimostrare come sono ancora vivi e validi gli ideali degli anarchici e dei libertari pienamente attivi in quel diffuso moto insurrezionale con cui la resistenza partigiana fece cadere il ventennale regime fascista. Il 25 aprile in Italia, se interpretiamo bene la storia senza addomesticazioni di comodo, dovrebbe spregiudicatamente essere riconosciuta come la “Festa dell’insurrezione”. In questa data andrebbe ricordato che ogni vero cambiamento va conquistato con una lotta radicale e diffusa.
Grazie al sacrificio di molti si sono conquistati circa cinquant’anni di libertà che purtroppo la democrazia liberale ha eroso giorno dopo giorno imbastendo un disastro politico e sociale a cui stiamo ora tutti assistendo. Tra queste macerie si vanno a riorganizzare alcune frange neo-fasciste con una serie di atti provocatori che cominciano ad attirare il consenso delle classi più colpite dalla crisi, già abbrutite da decenni di impoverimento culturale sistematico. A questo aggiungiamo la vile alleanza dei gruppi di estrema destra con la Lega di Salvini, come ministro degli interni, con la convivenza complice dei 5 Stelle. Ed è per questo che essere per le strade a rivendicare il proprio antifascismo oggi assume un valore aggiunto.

Da ora in poi il 25 aprile non sarà una celebrazione fine a se stessa ma bensì un appello alla resistenza a cui siamo tutti chiamati a rispondere, schierandoci e rimboccandoci le maniche al di là delle deleghe. Questo per fermare sul nascere le strumentalizzazioni con cui, da qui in avanti, le classi dominanti proveranno a rendere innocua qualsiasi lotta contro tutto ciò che ci opprime e ci saccheggia; servendosi anche della manovalanza dei gruppi di estrema destra che tentano di porsi come riferimento anti-sistema. Se non si vuole fare il gioco delle destre, bisogna mettere in piedi modelli alternativi concreti di autogoverno dal basso dei territori con il mutuo appoggio e l’autogestione capillare dei servizi e del lavoro, che solo può risanare ed emancipare le comunità tanto disgregate. Solo così di fronte a questo disastro si può contrastare il ritorno a nostalgie verso autoritarismi totalitari provenienti sia dalle frange di estrema destra, sia dal modello liberale e tecnocratico dell’Europa delle banche.

Essere Antifascisti significa quindi costruire percorsi che si sleghino dalla gestione statale e verticistica della società che, negli ultimi due secoli, si sta ampiamente dimostrando fallimentare ed è sempre più foriera di dilaganti ingiustizie e crimini sociali. Inoltre, le conquiste in campo scientifico e tecnologico nelle mani delle classi dominanti, invece di liberare l’uomo dagli aspetti usuranti del lavoro, lo stanno rendendo sempre più schiavo e stanno gettando le basi per pericolosissime forme di dittature e totalitarismi ancora inediti.
Nel movimento anarchico troviamo un grandissimo patrimonio di idee, di metodologie sociali e di pratiche da cui attingere per ricostruire una vera, credibile ed efficace resistenza ad ogni tipo di fascismo. Altri continuano a ripetere in maniera miope gli errori del passato, lasciando terreno all’odierno Neo-Fascismo, senza avere il coraggio di abbracciare degli ideali e un agire veramente rivoluzionario.

Col clima che viviamo non si può essere sordi a questa nuova chiamata alla Resistenza che, da un atto di rivolta individuale ed esistenziale, si traduca poi in impegno sociale e in un lavoro popolare continuo. Bisogna dimostrare valida la grande sfida che, dall’autogestione diffusa si arrivi a una rivoluzione sociale, che sola può sovvertire i pilastri di questa società attualmente fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Ovunque nel mondo dal Nord della Siria, in Rojava, al Sud America e persino negli spazi di libertà rimasti nel nostro occidente democratico, vengono sperimentate con successo pratiche antiautoritarie di autogestione che possono avere applicazioni più ampie per rispondere prontamente alla crisi che a livello globale sempre più viviamo. Il nostro ricordo oggi va al compagno anarchico Lorenzo Orsetti, detto “Orso”, morto in battaglia contro l’ISIS per appoggiare la rivoluzione sociale internazionalista messa efficacemente in atto dai Curdi nel Nord della Siria. Qui, addirittura, molti popoli in convivenza si battono per la libertà ritenendo dichiaratamente qualsiasi modello statale e nazionalista di per se fascista e pagando caro e coraggiosamente sulla loro pelle questa scomodissima scelta. Speriamo che crei un importante precedente a livello internazionale.

Ed è per questo che la nostra solidarietà va ai compagni che hanno combattuto per la Rivoluzione della Confederazione Democratica della Siria del Nord che, tornando in Italia, sono stati colpiti da misure restrittive, mentre decade il reato del saluto fascista. Per queste ragioni sosteniamo la campagna antifascista “#riseup4rojava – smash turkish fascism” della comune internazionalista del Rojava che, in occasione di questa giornata, ha il suo lancio ufficiale. L’obbiettivo è di costruire un fronte internazionale contro il fascismo turco e crediamo che sia necessario lottare per la creazione di un fronte internazionale antifascista che possa ricomporre e dare nuovo nutrimento a un movimento radicale e rivoluzionario in tutto il mondo. Perciò vogliamo liberi subito i 5 studenti che qui a Catania sono stati colpiti dalla repressione per aver arginato nelle scuole iniziative fasciste, ritratti ignobilmente dalla stampa e dalle forze dell’ordine locali nei peggiori dei modi, mentre si permette a formazioni fasciste a braccetto coi vari circoli della lega della provincia di sfilare in corteo per le strade di questa città. Siamo inoltre solidali con i compagni anarchici colpiti di recente dalla repressione a Torino.

ORA E SEMPRE RESISTENZA!
VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALE!

Catania, 25 Aprile 2019