Nei quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi

“Se tu penserai e giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni
più le spese
ma se capirai se li cercherai
fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.”
(Dalla canzone “Città Vecchia” di Fabrizio De André)
Non mancheremo oggi all’assemblea per discutere riguardo l’ultima ordinanza dell’attuale sindaco di Catania e invitiamo tutti a partecipare augurandoci che possa servire a costruire e ampliare in questa città una rete di rapporti per chi si sente chiamato a una vera e propria Resistenza rispetto alla grave avanzata di politiche discriminatorie e repressive.
Il clima va facendosi sempre più irrespirabile e ben vengano momenti di confronto dal basso, grazie ai quali soltanto possiamo concepire e costruire una vera alternativa ai tanti problemi che viviamo e soprattutto bisogna sapere raccontare collettivamente, in maniera organizzata, una visione diversa rispetto a quella con cui di continuo bombardano mediaticamente la popolazione creando un consenso sempre più ampio su pericolose visioni intolleranti. Noi di sicuro ci teniamo a specificare come libertari e anarchici che le ordinanze, le restrizioni e un maggiore controllo poliziesco sono solo l’ulteriore aggravarsi di un pesante fallimento sociale diffuso che può avere esiti sempre più totalitari.
Ciò rende ancora più insopportabile il contesto difficile che viviamo e questa deriva ci esorta a rimboccarci le maniche assieme, visto quello che va sempre di più prefigurandosi. In questi giorni si è parlato molto in città di Corso Sicilia. Anche per noi, proprio in quel corso, tanto degrado proviene soprattutto dall’usura legalizzata di banche e dall’Agenzia dell’Entrate e non da chi si trova tagliato fuori da questa società stazionando lì in cerca di riparo o di espedienti per sopravvivere.
Salvini, appena diventato ministro dell’interno, è sceso a Catania per appoggiare Pogliese alle elezioni ed è indicativo di come poi, dopo qualche giorno, ha dichiarato candidamente che è giusto che i ricchi paghino meno tasse rispetto a chi è più povero, riferendosi alla legge con cui l’attuale governo “giallo-verde” aumenterà le tasse alle fasce medio/basse, diminuendole invece a chi è più ricco. Alla faccia di chi asserisce in maniera molto convinta che fa parte di movimenti che vanno al di là della destra e della sinistra ma finiscono poi sempre a destra!
È questo il modello che veramente vogliamo? È questo il cambiamento tanto proclamato?
Lasciare passare senza colpo ferire quest’ultima ordinanza renderà la vita impossibile all’ambulante che cerca di sopravvivere vendendo frutta anche senza permessi, a chi verrà sfrattato dalla propria casa perché senza lavoro e/o non riesce a permettersi di pagare affitti e bollette (anch’esse ultimamente molto rincarate), all’operaio, allo studente, al disoccupato che dopo una dura giornata vuole bersi una birra (che in un locale non potrebbe permettersi) seduto su una scalinata per socializzare e risparmiare come d’altronde si è sempre fatto per fortuna qui al Sud (e questo è sempre stato per noi un vanto e una grande ricchezza). È chiaro quindi ormai come vogliano una società che non abbia margini e spazi di libertà al di fuori dei luoghi soggiogati dal capitale e dal controllo. Se riesci a starci dentro va bene altrimenti per salvare il decoro bisogna nascondere gli ultimi, creati dal sistema stesso.
I servizi sociali stanno cadendo a pezzi in questa società dove di umanitario stanno rimanendo ipocritamente solo le guerre, per il quale si spendono ingenti capitali sottratti a tutti noi, che potrebbero offrire sostegno a chi non ce la fa (tipo bagni pubblici, convitti per i senza tetto, ecc.) e aiutare a creare lavoro libero senza il peso insostenibile di tasse e precariato. Adesso vorrebbero farci credere che i problemi sociali nascano dai venditori ambulanti nelle spiagge o nelle vie, dai senza tetto sotto i portici, dai migranti in fuga dai disastri umanitari creati da noi e non invece dalla demolizione dell’articolo 18, non dal Muos o da Sigonella o dalla Serit, dalla gentrificazione e da tutta la classe dominante che detiene da sola la maggior parte delle ricchezze a causa dello sfruttamento del lavoro e delle terre altrui.
Quindi, Sì, c’è bisogno di molto confronto e interazione tra noi per non delegare a nessuno l’autogestione di una Resistenza ben organizzata dal basso che contrasti la deriva che stiamo assistendo e che sappia essere un riferimento per la gente comune confusa ed esasperata, riuscendo a proporre e a mettere in campo credibilmente le soluzioni sociali che possono sostituire i modelli che critichiamo radicalmente.